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Dworkin R., Il dominio della vita Edizioni di Comunita'

Prenderemo in considerazione i primi tre capitoli del libro:

I confini della vita

La moralita' dell'aborto

Che cosa e' sacro?

I I confini della vita

La disputa attorno alla liceita' dell'aborto spesso verte sul fatto che il feto sia o no una persona.

Finche' la disputa e' posta in tali termini di opposizione le due parti non possono discutere insieme, perche' non hanno niente su cui discutere.

Ci sono due idee molto differenti per descrivere il no all'aborto.

Si puo' dire che i feti sono creature con interessi propri fin dall'inizio, incluso principalmente l'interesse a rimanere in vita, e dunque hanno i diritti che tutti gli esseri umani hanno di proteggere questi interessi fondamentali, incluso il diritto a non essere uccisi. Questa tesi contro l'aborto e' un obiezione derivata perche' presuppone e deriva dai diritti e dagli interessi che tutti gli esseri umani, inclusi i feti, si assume che abbiano.

Chi accetta questa obiezione crede che lo Stato abbia la responsabilita' derivata di proteggere il feto.

La seconda tesi e' differente: la vita umana ha un valore intrinseco, innato; la vita umana e' sacra in se'; la natura sacra di una vita umana inizia quando iniziala sua vita biologica.

L'aborto, in questo caso, e' sbagliato perche' trascura e offende il valore intrinseco della vita umana.

Questa e' una obiezione indipendente perche' non dipende ne' presuppone particolari itneressi o diritti. Il questo caso lo Stato ha una responsabilita' indipendente di proteggere il valore intrinseco della vita.

Secondo Dworkin l'obiezione derivata: il no all'aborto deriva dai diritti delle persone delle quali fanno parte anche i feti e' la piu' debole.

E' piu' forte l'obiezione indipendente che fonda il suo no all'aborto sul fatto che la vita ha un valore intrinseco: e' sacra in se stessa.

Infatti non ha senso supporre che una cosa abbia interessi propri, distinti, per il fatto che per lei e' importante cio' che le accade, a meno che non abbia o abbia avuto una qualche forma di coscienza: una qualche vita mentale oltre quella fisica.

Ovviamente le creature che possono patire dolore hanno un interesse a evitare la sofferenza. E' anche del tutto contrario agli interessi degli animali essere sottoposti a pratiche dolorose ed e' del tutto contrario agli interessi di un feto dotato di un sistema nervoso sufficientemente sviluppato da avvertire dolore, infliggerli il dolore.

Per Dworkin, quindi, il feto non ha interessi propri sino a che non ha qualche forma di coscienza che individua, seguendo le indicazioni dell'embriologia, nella 26 sett. di gestazione identificandola con il concetto di viability: capacita' di vita autonoma.

Il punto importante e' dunque che un feto immaturo non puo' avere interessi e dunque non puo' avere interesse a sopravvivere.

Una volta che creature dotate di interessi siano venute a esistere ha senso dire, retrospettivamente, che certi eventi sarebbero stati contrari ai loro interessi se fossero accaduti nel passato.

Se l'aborto sia contro gli interessi del feto deve dipendere dalla questione se il feto stesso abbia interessi nel momento in cui si verifica l'aborto, non dalla questione se certi interessi si svilupperanno nel caso che l'aborto non avvenga.

L'aborto nei primi mesi non e' sbagliato perche' e' contro gli interessi del feto alla cui vita pone fine.

L'idea che infroma l'obiezione indipendente presenta importanti vantaggi e si connette a un'importante tradizione di tolleranza religiosa profondamente radicata in tutte l el autentiche democrazie moderne.

Dworkin afferma che un voulo umano fecondato sia un organismo vivente identificabile, almeno fin da quando e' impiantato in utero, il che avviene approssimativamente quattordici giorni dopo il suo concepimento.

Un feto e' una persona?

Il termine eprsona ha una grande varieta' di usi e significati che pososno facilmente essere confuzi.

E' saggio accantonare la questione perche' il termine e' troppo ambiguo per essere utile.

II La moralita' dell'aborto

La posizione liberale canonica sull'aborto si compone di 4 parti:
1 l'aborto e' sempre una decisone morale grave: da quando l'embrione e' riuscito ad impiantarsi in utero (14gg dopo il concep), l'aborto equivale alla soppressione di una vita umana che e' gia' iniziata, quindi non e' mai ammissibile per ragioni banali o frivole.

2 l'aborto e' giustificato per una varieta' di ragioni serie: non solo per salvare la vita alla madre o in caso di stupro ed incesto o per una grave anormalita' del feto tale da causare al bambino una vita breve, dolorosa e frustante. In alcuni di questi casi l'aborto e' moralmente doveroso.

3 la preoccupazione di una donna per i propri interessi e' una giustificazione adeguata per l'aborto se le conseguenze della nascita sarebbero per lei o per la sua famiglia permanenti e gravi.

4 almeno fino agli ultimi mesi di gravidanza, quando il feto e' sviluppato abbastanza da avere interessi propri, lo stato non ha il compito di intervenire nemmeno per impedire aborti moralmente non permessi dal momento che la questione della giustificabilita' dell'aborto deve essere decisa dalla donna che porta il feto.

La religione. Per i cattolici il feto e' persona per i protestanti la personalita' umana non esiste nei primi mesi di gravidanza anche se naturalmente sottolineano la sacralita' della vita.

Per la legge ebraica il feto non e' persona e nessuna persona esiste finché il bambino non esce dall'utero della madre nel mondo, cosi' l'aborto non e' omicidio; tuttavia l'aborto e' sbagliato di principio esso e' sempre condannabile eccetto che per salvare la vita della madre, o la sua salute o il suo benessere personale.

S. Tommaso sosteneva che il feto non ha anima intellettuale e razionale al momento del concepimento, ma ne acquista una solo piu' tardi: dopo 40gg se maschio, piu' tardi se femmina.

Tommaso rifiuta la tesi platonica che l'anima umana possa esistere in modo assolutamente indipendente dal corpo e disincarnata, ma accetta la dottrina aristotelica dell'isomorfismo secondo la quale l'anima umana non e' una sostanza indipendente e liberamente fluttuante, ma e' logicamente correlata al corpo umano. Nello stesso modo in cui la sagoma di un oggetto e' correlata all'oggetto stesso.

Attualmente emerge tra i cattolici e i protestanti una dottrina dell'etica coerente della vita: chi si oppone all'aborto deve mostrare un rispetto per la vita umana coerente nella sua valutazione delle questioni sociali.

Il femminismo

Blackmun sostiene che le donne hanno un diritto generale e fondato nella Costituzione alla privacy e da quel diritto generale discende che esse hanno il diritto di abortire prima della fine del secondo trimestre. Talvolta la privacy e' territoriale: le persone hanno diritto alla privacy territoriale quando possono fare cio' che desiderano entro un certo spazio specificato; talvolta e' questione di riservatezza: le persone possono tenere private le loro convinzioni politiche, talvolta privacy significa sovranita' sulle decisioni personali.

III Che cosa e' sacro?

Alcuni filosofi negano la possiiblita' che qualcosa abbia un valore intrinseco.

D. Hume ed altri sostengono che oggetti o eventi possono avere valore solo in quanto e perche' servono gli interessi di qualcuno o di qualcosa.

Niente ha valore, a meno che qualcuno lo voglia, o a meno che sia un mezzo per far si' che qualcuno ottenga cio' che vuole.

Comunque l'idea del valore intrinseco e' un luogo comune, e ha un posto centrale nel nostro schema condiviso di valori e opinioni.

Ci sono due categorie di entita' dotate di valore intrinseco:
a) valore intrinseco incrementale (per es. La conoscenza) b) valore intrinseco. sacro o inviolabile.

L'idea di sacro

Che cosa significa dire che la vita umana e' intrinsicamente importante? Una cosa e' importante in senso strumentale se il suo valore dipende dallasua utilita', dalla sua capacita' di aiutare le persone a ottenere cio' che vogliono.

Una cosa ha valore soggettivo solo per le persone cui accade di desiderarla.

Al contrario, una cosa ha valore intrinseco se il suo valore e' indipendente da cio' che alle persone capita di apprezzare, desiderare o avere bisogno, o da cio' che e' bene per loro.

La vita umana ha valore in tutti i tre i sensi. Trattiamo il valore della vita di una persona come strumentale quando lo misuriamo in termini di quanto il suo essere in vita serva agli interessi degli altri.

Trattiamo la vita di una persona come dotata di valore soggettivo quando misuriamo il suo valore rispetto alla persona stessa ( quanto egli vuole rimanere in vita); tale valore puo' anche essere definito valore personale.

Trattiamo la vita di una persona come dotata di valore intrinseco quando pensiamo che sia qualcosa che dovrenmmo rispettare e onorare e proteggere come in se stessa meravigliosa.

Il segno distintivo del sacro, come distinto da cio' che ha valore incrementale, e' che il sacro ha valore intrinsecamente perche' (e dunque una volta che) esiste.

Una cosa e' sacra oinviolabile quando la sua distruzione deliberata disonorebbe cio' che dovrebbe essere onorato.

Ci sono due processi attraverso i quali una cosa diventa sacra per una data cultura o per una certa persona.

Il primo consiste in un processo associativo o di designazione.

Il secondo e' attraverso la sua storia, come essa e' venuta ad essere.

Per esempio sia le opere d'arte sia specie animali (in pericolo di estinsione) sono esempi di cose per noi inviolabili, non per associazione (come accade con l'assiociazione bandiera-patria), ma in virtu' della loro storia, del processo attraverso il quale sono state portate al'esistenza.

Al di la' della concezione che vede gli esseri viventi come creature di Dio, anche la distruzione di una specie come psreco dell'investimento della natura puo' essere considerato come attentato al valore intrinseco di un processo naturale, seppur inconsapevole.

Le sorgenti del sacro sono, quindi. la creazione umana (le arti) e la creazione naturale. Ogni vita umana individuale e' di per se' inviolabile, perche' ogni vita individuale, di per se', puo' essere intesa come prodotto di entrambe le tradizioni creative.

I Greci usavano due parole per indicare la vita, utili a rendere evidente la distinzione: zoe, il termine con il quale indicavano la vita fisica e biologica, e bios, termine con il quale indicavano la vita in quanto vissuta, costituita dalle azioni, decisioni, motivi ed eventi che compongono quella che oggi chiamiamo una biografia.

La vita, in quanto sacra, esige rispetto e protezione indipendentemente dalla sua forma e figura a ragione del complesso investimento creativo che rappresenta, divino o evolutivo che sia. Ci sono pero' gradi di gravita' nella distruzione della vita umana. Quale misura dobbiamo assumere per formulare tali giudizi?

Quali tipi di vita vanno ascritti a differenti tipi di persone per misurare la tragedia della perdita di una vita, oppure, il quantum di risorse che devono essere assicurateo negate?

Una prima concezione indica che la vita viene distrutta quando va perduta, sicche' all'interrogativo di quanto e' stato distrutto da una morte prematura si rispoden stimando quanto, in caso contrario, sarebbe stata probabilmente lunga la vita precocemente recisa.

Tale concezione sembra spiegare perche' la morte di una giovane donna ci sembra peggiore della morte di un anziano.

Essa e' pero' inaccettabile per due ragioni:
1) Se la distruzione dovesse essere misurata solo in termini cronologici, ad esempio, allora un aborto nei primi stadi sarebbe un'offesa peggiore alla sacralita' della vita.

La tragedia di una morte prematur non diminuisce in modo lineare, proporzionalmente all'eta'.

2) La tesi della perdita semplice e' inadeguata perche' privilegia in modo esclusivo le possibilita' future, cio' che accadra' o non accadar' in futuro.

La distruzione della vita non puo' essere misurata solo in termini cronologici; la distruzione della vita e' spesso piu' grave e piu' tragica a causa di quello che e' accaduto nel passato.

La morte di un adolescente e' percepita piu' tragicamente rispetto a quella di un a neonata perché frustra gli investimenti che l'adolescente e gli altri hanno gia' fatto nella loro vita.

Lo sviluppo fetale e' un processo creativo continuo, un processo che nell'istante del concepimento e' solo iniziato.

Invero, dal momento che l'individuazione genetica non e' ancora completata in quel momento, potremmo dire che lo sviluppo di un essere umano unico non inizia aprossimativamente fino al quattordicesimo giorno dal suo impianto in utero.

Ma dopo l'impianto, man mano che il feto si sviluppa, l'investimento naturale che andrebbe distrutto con l'aborto diventa rapidamente sempre piu' grande e piu' significativo.

L'umano e il divino

Nel caso di feto affetto da gravi malformazioni i genitori sono chiamati a decidere se dal puntodi vista della frustazione della vita sia peggio che il feto malformato muoia subito, distruggendo il miracolo della creazione e del suo sviluppo, o se si deve continuare a crescerlo nell'utero, lasciarlo nascere e vivere una vita breve e terriible.

Secondo una delle tesi la morte immediata del feto e' la scelta peggiore visto che anche una vita terribile realizzerebbe almeno una piccola parte, sia pure limitata, dell'investimento naturale.

Secondo l'altra tesi sarebbe peggio permettere al feto di vivere perche' aggiungerebbe la distruzione di investimenti emotivi e personali fatti in quella vita dagli altri, ma principalmente dal bambino stesso, prima della sua inevitabile morte prematura.

Quali ragioni hanno le persone per scegliere tra queste due posizioni?

Una vita umana riuscita e' il prodotto di due forme moralmente significative di investimento creativo in quella vita, la forma naturale e quella umana.

Ci sono due posizioni estreme:
Se si crede che l'investimento naturale nella vita umana rivesta un'importanza trascendente, che il dono stesso della vita sia infinitamente piu' significativo di qualunque altra cosa che la persona la cui vita e' in gioco puo' fare, allora si credera' anche che una morte prematura deliberata sia la piu' grande frustazione possibile.

Invece, se si assegna un'importanza relativa molto maggiore al contributo umano al valore creativo della vita, allora si considerera' la frustazione di quel contributo un male piu' grave, e, conformemente a cio', consideremo piu' ragionevole decidere che la vita debba terminare prima che ulteriori investimenti umani siano destinati alla frustazione.

In realta' pochissimi adottano una di queste due posizioni estreme.

Per la maggior parte delle persone il confronto eì piu' complesso e comporta compromessi e aggiustamenti.